Tom Daley e Matty Lee hanno appena vinto la medaglia d’oro nei tuffi sincronizzati da 10 metri a Tokyo 2020; sono in conferenza stampa mentre ripensano a come la vittoria sia arrivata per un soffio: hanno superato di un punto il duo cinese. È una vittoria a cui Daley puntava da tempo: per lui la prima Olimpiade è stata 13 anni fa. È per questo che le parole che ha scelto per celebrare questo momento sono uniche: «Mi sento incredibilmente orgoglioso di dire che sono un uomo gay e anche un campione olimpico. Quando ero più giovane non pensavo che avrei mai ottenuto nulla grazie a chi ero. Essere un campione olimpico ora dimostra che puoi ottenere qualsiasi cosa».
E il suo discorso è rivolto ai giovani Lgbtq+, non solo agli atleti: «Ci sono più atleti dichiarati a questi Giochi Olimpici rispetto a qualsiasi altro Olimpico in precedenza. Ho fatto coming out nel 2013 e quando ero più giovane mi sono sempre sentito quello solo, diverso e non adatto. C’era qualcosa in me che non sarebbe mai stato come la società voleva che fossi. Spero che qualsiasi giovane Lgbt là fuori possa
vedere che non importa quanto ti senti solo in questo momento. Non sei solo. Puoi ottenere qualsiasi cosa».
[ https://youtu.be/OJwJnoB9EKw : video in cui il giovane nuotatore fa coming out.]
Il campione 27enne ha ribadito con questo suo messaggio quanto sia felice di condividere con il mondo la sua vita con la sua famiglia; tuttavia dietro alle sue parole c’era un significato molto importante, che ha voluto sottolineare appositamente al tavolo con gli atleti cinesi (secondi classificati) e russi (medaglia di
bronzo) davanti ai giornalisti di entrambe le nazioni in quanto in nessuno dei due Paesi è legale il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Ad un giornalista cinese che gli ha chiesto di suo figlio, Daley ha risposto affettuosamente: “È stato il viaggio più incredibile, che mi ha cambiato la vita e non vedo l’ora di rivederli, mio marito e mio figlio, per abbracciarli e poter festeggiare questo incredibile viaggio che è stato”. Un viaggio partito da lontano, quando nel 2008 partecipò alle prime Olimpiadi, a Pechino, e che in questi anni lo ha portato a diventare una vera icona dello sport, ma anche della comunità Lgbt; un viaggio in cui tanti momenti felici, come le medaglie, ma anche il matrimonio con il compagno nel 2017 e la nascita del figlio l’anno successivo (Tom Daley infatti è sposato con lo sceneggiatore premio Oscar Dustin Lance Black, con il quale ha avuto un figlio, Robert, attraverso la tecnica della maternità surrogata), sono stati accompagnati da tappe difficili e dolorose. Daley infatti è diventato un sostenitore di “ChildLine”, una helpline dedicata ai bambini, dopo che lui stesso, alcuni mesi prima, era stato vittima di reiterati atti di bullismo e minacce a causa dei quali aveva dovuto lasciare la sua scuola. Inoltre, quando aveva 17 anni, suo padre era morto di cancro al cervello, tornato dopo che questi lo aveva già sconfitto una volta, perdendo uno dei suoi più grandi sostenitori.
Dice di lui la madre: “La sua struttura delicata smentisce una forza prodigiosa, ma psicologicamente è stato strapazzato. Ha dovuto cambiare scuola a causa del bullismo implacabile, e spesso è sembrato sfinito dall’esame spietato che è arrivato con la fama”. Personalmente credo che Daley sia uno dei tanti esempi che chiariscono il motivo per cui le Olimpiadi del 2020 siano state definite “le Olimpiadi dell’Integrazione”: egli è riuscito a diventare modello e simbolo per moltissimo ragazzi che, come un
tempo anche lui, si sentono sbagliati e fuori posto in un mondo che giudica crudelmente la diversità.
Il giovane nuotatore non solo ha tentato di sensibilizzare maggiormente gli spettatori e il pubblico sulle questioni riguardanti la comunità lgbt, ma ha anche parlato in prima persona,durante un’intervista, rivolgendosi ai giovani che come lui condividono un orientamento sessuale diverso, incoraggiandoli a non mollare mai e a credere sempre in se stessi nonostante tutte le difficoltà. Tom stesso, pur essendo conosciuto come famosissimo atleta, ha dovuto affrontare tutte quei problemi che spesso capitano ai giovani di diverso orientamento sessuale: il bullismo, il senso di disagio, la sensazione di sentirsi “sbagliato”..
Tuttavia il nuotatore inglese ha dimostrato una forza eccezionale nel saper affrontare queste avversità e una forza ancora più grande nel momento in cui ha iniziato a trasmettere questa forza e coraggio agli altri attraverso le sue conquiste personali.